Dal comitato “vota si per fermare il nucleare” un nuovo punto
di partenza
VERSO IL FORUM ITALIANO PER L'ENERGIA
PER LA RIVOLUZIONE ENERGETICA NELLA PROSPETTIVA APERTA
DALLA CULTURA DEI BENI COMUNI”
Con il Referendum, quello che potremmo definire “l’equivoco del
nucleare” è stato spazzato via dall’agenda politica ed
energetica.
Questo è il punto di arrivo di una straordinaria e vincente
campagna referendaria. Oggi abbiamo la possibilità di
individuare un nuovo punto di partenza.
La vittoria è stata determinata da una molteplicità di fattori,
ma in questa sede è importante per noi sottolinearne soprattutto
due.
Il primo. Nel corso della campagna referendaria è emerso in modo
palese il sostegno popolare, trasversale ai partiti, alla
“visione” di una nuova economia e di un nuovo modello di
sviluppo fondata sull’energia distribuita e su un uso diverso
dell’energia, in altre parole su fonti pulite e rinnovabili e
sull’efficienza e il risparmio energetico. Su questa visione,
per oltre metà degli Italiani, si deve basare il futuro del
Paese. E ciò che è più importante è che tutto ciò è stato visto
come un’alternativa vera e concreta al nucleare.
Il secondo. Questa campagna referendaria ha visto emergere una
società in movimento, che ha espresso una nuova politica fatta
di pratiche e metodologie originali, insieme al
ridimensionamento del potere assoluto delle TV a favore della
riscoperta di strumenti di propaganda e informazione basati sul
dialogo ed il convincimento diretto di milioni di persone,
accanto all’uso dei social network e della rete. Tutto ciò è
potuto avvenire perché è esploso nel paese un nuovo bisogno di
partecipazione e di impegno che si è nutrito di uno
straordinario interesse per i beni comuni.
La campagna referendaria ha quindi costituito una formidabile
occasione perché si recuperasse il dibattito e l’elaborazione a
livello territoriale su questioni strategiche, nazionali e
globali: questo rende possibile, oggi, intrecciare le esperienze
locali in un ambito più collettivo e in una prospettiva di nuova
mobilitazione sociale e culturale a scala nazionale.
Per tutto ciò oggi è possibile parlare di un nuovo punto di
partenza. A due condizioni. Che si valorizzi la varietà e
ricchezza di posizioni e approcci. Che non si rinunci ad
un’azione unitaria ed efficace una volta individuato lo scenario
condiviso.
Tale scenario può essere sintetizzato nella contemporanea
presenza sulla scena mondiale della crisi economica e di quella
climatica che disegnano il nostro campo d’azione intorno a tre
grandi questioni tra loro intrecciate: lo sviluppo delle
rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica, la
risposta ai cambiamenti climatici, le opportunità di lavoro e di
modifica degli stili di vita che tutto ciò determina. Grazie a
questi scenari oggi è concretamente possibile costruire una
nuova economia fondata sulla sostenibilità ambientale, a basse
emissioni di CO2, ed un modello di produzione distribuita
dell’energia, partendo dal riconoscimento che stiamo vivendo
nella prima fase di una vera e propria rivoluzione energetica,
alla ricerca di un diverso paradigma di gestione delle risorse,
che superi anche la dicotomia pubblico-privato. L’Unione
Europea, ad esempio, sta elaborando una RoadMap per la
decarbonizzazione al 2050. Si tratta di una vera rivoluzione,
con il completo affrancamento dal carbone e dal petrolio che
hanno costituito la base della rivoluzione industriale degli
ultimi 200 anni. L’esito però di questa storica battaglia è
tutt’altro che scontato: anzi, è già in atto un’offensiva tesa a
rilanciare l’uso del carbone e mantenere inalterato il peso dei
combustibili fossili.
Dobbiamo anche sapere che la rivoluzione energetica non è un
processo tecnico, ma richiede un ripensamento profondo dei
processi sociali e dei modelli culturali. Serve perciò
rilanciare un grande investimento nella formazione di un nuovo
patrimonio di conoscenza e di consapevolezza delle persone, che
passa sia attraverso un rilancio del sistema di istruzione e
ricerca sia attraverso il recupero dei saperi delle comunità.
Serve pensare a forme nuove e originali di mobilitazione
sociale, capace di tenere insieme le associazioni con i gruppi
di acquisto solare, le imprese con il governo del territorio, i
piani di riqualificazione energetica delle città con la
produzione distribuita di energia pulita, l’apertura di concrete
prospettive di futuro per i giovani con il rilancio del lavoro a
partire dal ruolo dei lavoratori nell'intervenire sui cicli
produttivi e sui prodotti nella prospettiva di una riconversione
energetica.
Sono obiettivi e prospettive ambiziosi. Tanto più che oggi in
Italia, a differenza che nella maggior parte dei paesi europei,
non esiste alcuna strategia e programmazione, né sul Clima e la
riduzione delle emissioni climalteranti, né sull’energia. Sono
necessarie scelte strategiche e settoriali di Governo e
Parlamento, con un ruolo attivo delle Regioni e degli Enti
Locali che partano dal chiaro obiettivo di ridurre le emissioni
di anidride carbonica in tutti i settori energetici (produzione
elettrica e industriale, terziario, trasporti, riscaldamento e
agricoltura).
La forza che abbiamo accumulato durante la campagna referendaria
può trasformarsi oggi in un grande movimento popolare che
costruisca uno spazio pubblico partecipato capace di produrre
risposte concrete alle sfide che abbiamo delineato, tenendo
insieme energie pulite, clima, lavoro, ricostruendo un'idea di
futuro che abbia al centro il benessere comune.
Oggi possiamo aprire un percorso originale e ci possiamo muovere
su più piani:
-
iniziativa forte ed incisiva
contro il carbone a partire da una iniziativa nazionale da
tenersi a Porto Tolle in autunno.
-
appoggio alla Proposta di
legge di iniziativa popolare SVILUPPO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA
E DELLE FONTI RINNOVABILI PER LA SALVAGUARDIA DEL CLIMA, per
chiedere che la nuova Strategia Energetica e Ambientale Nazionale
sia fondata sugli obiettivi europei di riduzione delle emissioni
climalteranti entro il 2020 e sull’obiettivo di completa
decarbonizzazione al 2050, sostenuta da un processo partecipato di
consultazione che veda il coinvolgimento di tutti gli attori sociali
(organizzazioni non governative, sindacati, aziende, cittadine e
cittadini) e delle istituzioni locali e regionali.
-
Avvio di un percorso di confronto
con i sindacati sulle opportunità di coniugare la sfida
energetica con il lavoro.
-
Promuovere una conferenza
nazionale per l'energia che elabori un Piano Energetico
Nazionale, partendo dall’attuale overcapacity nella produzione
elettrica, per puntare alla progressiva sostituzione dell’uso di
combustibili fossili con le fonti energetiche pulite e rinnovabili,
nel quadro di una generale riduzione del consumo di energia e un uso
più efficiente dell’energia stessa.
-
messa in campo di piani
energetici locali, in particolare per le grandi aree urbane, che
sulla base di regole chiare individuino le priorità e le scelte
strategiche, minimizzando l’impatto nell’uso del territorio.
-
iniziativa autunnale per una
Strategia Energetica e Ambientale che tagli le emissioni di gas
climalteranti globali e locali, oltre che le emissioni dannose per
la salute, che rilanci l’attenzione in Italia per i cambiamenti
climatici e le urgenti e conseguenti azioni che rispecchino la
giustizia climatica a livello nazionale e internazionale,
mobilitando il popolo delle rinnovabili, del risparmio e
dell’efficienza.
-
strutturazione di un Centro
Studi, che accompagni le elaborazioni territoriali e avanzi
proposte per la convocazione di una conferenza nazionale e la
predisposizione di un vero e proprio piano energetico per l’Italia,
ponendo l’obiettivo ambizioso, come già ha fatto la Germania, della
produzione di energia da fonti rinnovabili all’80 % entro il 2050,
con la contestuale riduzione del consumo energetico da fonti
fossili.
-
prosecuzione della
mobilitazione antinucleare sia per tenere sotto osservazione il
nucleare che già c’è (dal decomissioning alla presenza di uranio
impoverito o in ogni modo riprocessato), sia per lavorare con il
movimento antinucleare europeo.
-
partecipazione alla cinquantesima
Marcia della Pace Perugia-Assisi perché la necessità di
approvvigionamento energetico e la dipendenza da fonti esauribili e
geolocalizzate continua ad essere, insieme al bisogno di acqua, la
causa principale di molteplici conflitti.
Sulla base di questi elementi
l'assemblea decide di riconvocarsi entro il mese di settembre 2011 per
proseguire l'esperienza unitaria della campagna referendaria,
promuovendo la costituzione di comitati territoriali aperti in un
percorso nazionale verso la costituzione di un forum italiano per l'
energia, per la rivoluzione energetica nella prospettiva aperta dalla
cultura dei beni comuni.
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COMUNICATO STAMPA
Comitato Nazionale “Fermiamo il nucleare. Non serve
all’Italia”
IL NUCLEARE NON SERVE ALL’ITALIA E NON E’ GRADITO AGLI ITALIANI
“SIA GARANTITA LA PAR CONDICIO DELL’INFORMAZIONE”
“Il nucleare non serve all’Italia e non è gradito agli
italiani.”
Lo affermano le associazioni del nascente Comitato Nazionale
“Fermiamo
il nucleare. Non serve all’Italia”, in replica alle
dichiarazioni del ministro per i rapporti con il Parlamento Elio
Vito.
“La scelta di ritornare all’atomo è anzitutto sbagliata sul
piano energetico, considerata l’attuale produzione nazionale e
le grandi potenzialità del Paese sotto il profilo
dell’efficienza e del risparmio energetici e dello sviluppo
delle fonti rinnovabili.”
Si tratta inoltre di una strada che continua a essere altamente
rischiosa anche rispetto ai cosiddetti ‘reattori di terza
generazione’ e al problema ancora irrisolto del deposito sicuro
delle scorie radioattive.
Tutto questo gli italiani lo sanno bene, avendo già a suo tempo
rappresentato un chiaro e forte dissenso alla strada nuclearista
e tornando oggi a dare testimonianza della propria contrarietà,
come emerge dai numerosi sondaggi sul tema.
Al Governo diciamo che sul nucleare non servono campagne di
propaganda e opere di ‘convincimento’, peraltro finanziate
con il denaro pubblico, ma un’informazione corretta e
scientificamente fondata.
È per questo che ai mezzi di informazione chiediamo fin da
ora di garantire, su un tema così serio e delicato, uno
spazio equo e bilanciato per tutte le posizioni.
Roma, 28 aprile 2010
Contatti stampa 06 84497213, 377, 265
Il Comitato Nazionale “Fermiamo il nucleare. Non serve
all’Italia” è costituito dalle seguenti associazioni:
Accademia Kronos, Ambiente e Lavoro, Amici della Terra,
Associazione Mediterranea per la Natura, Comitato SI alle
energie rinnovabili NO al nucleare, Fare Verde, Forum
Ambientalista, Greenpeace, Italia Nostra, Jane Goodal Italia,
Lav, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, VAS,
WWF Italia.
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